Un recente studio ha messo in evidenza come stia aumentando in maniera esponenziale la scelta di archiviare le immagini videoregistrate degli impianti televisivi nel cloud. Vi sono numerose ragioni che portano a questa scelta tecnica.
– La risoluzione delle telecamere che vengono oggi correntemente utilizzate negli impianti di videosorveglianza è almeno tre o quattro volte superiore a quella delle telecamere usate fino a qualche tempo fa. Ciò significa che la dimensione delle immagini, da riversare nel sistema di video registrazione, è in continua crescita e ciò può portare a qualche difficoltà nel realizzare la archiviazione presso il sito stesso, ove l’impianto è installato.
Questo è il motivo per cui un recente studio ha messo in evidenza come sempre più spesso le videoregistrazioni vengono trasferite nel cloud, dove le capacità di memorizzazione sono estremamente più elevate. Un altro vantaggio aggiuntivo è legato alla semplificazione dell’accesso alle immagini, anche da parte di altre strutture, come ad esempio centri remoti di monitoraggio.
Per inquadrare correttamente l’argomento, cominciamo a analizzare le varie tipologie di archiviazione.
La archiviazione più tradizionale e quella nel cloud vero e proprio, che è gestito da una società terza, che si spera dia sufficienti garanzie di affidabilità nella conservazione e nell’accesso dei dati. In altri casi invece il cloud si trova all’interno della azienda, dove la videoregistrazione viene effettuata. La ubicazione fisica del cloud è quindi all’interno dell’azienda, ad esempio presso il sistema informativo aziendale e non quindi presso il dispositivo di gestione delle video registrazioni.
Una terza soluzione prevede una certa flessibilità, per cui una parte della videoregistrazione può essere archiviata nel cloud aziendale, mentre un’altra parte può essere archiviato nel cloud di terze parti. Un’indagine svolta presso gli utenti di questi sistemi ha dimostrato come vi sia un relativo equilibrio tra la soluzione in cui tutte le immagini sono archiviate nel cloud e la seconda soluzione.
Un altro aspetto oltremodo importante riguarda la durata dell’archiviazione. Ricordo che in Italia, fino a qualche tempo fa, erano in vigore delle indicazioni della nostra autorità garante, che limitavano a sette giorni la durata di archiviazione, purché debitamente motivata; durate maggiori dovevano essere sottoposte ad una specifica valutazione preventiva. L’indagine che stiamo illustrando fa riferimento alla situazione presente in mezzo mondo e il dato che scaturisce dall’indagine parla di una media di 30 giorni di archiviazione dei dati, soprattutto quando essi sono archiviati nel cloud. Un’ulteriore precisazione nasce dal fatto che, come regola generale, nei paesi asiatici la preferenza per l’archiviazione nel cloud è decisamente superiore, rispetto ad altri paesi. Per quanto riguarda invece la durata di archiviazione, nei vari paesi del mondo, il paese in cui la durata è maggiore è costituito dall’America del Nord, mentre i paesi europei sono quelli che registrano la minor durata di archiviazione sul posto. Infine, può essere interessante anche vedere sino a che punto la registrazione audio comincia a diventare parte integrante degli impianti di videosorveglianza.
La percentuale di incremento è significativa, ma ancora ad oggi meno del 10% degli impianti di videosorveglianza può anche archiviare i segnali audio.
Infine, lo studio prende in esame anche la installazione di applicativi intelligenti dell’analisi del segnale video e si nota una significativa crescita degli applicativi, che segnalano una possibile intrusione, rispetto ad applicativi di conteggio o di attraversamento di aree proibite.